Peercoin e Bitcoin una geniale differenza

[b][size=18pt]Peercoin [b][size=18pt][size=15pt]e [/size][b][size=18pt]Bitcoin[/size] [size=15pt]una geniale differenza.[/size]

Potrebbe Peercoin ed il suo “Proof of Stake - POS” trasformare il Bitcoin nel Myspace delle Criptovalute?

Una simile idea per alcuni potrebbe davvero sembrare blasfema… e mentre il mondo delle criptovalute si espande suddividendosi in multiple varianti definite anche “ALTS” o "valute alternative”, la situazione sembra prendere l’aspetto di un conflitto tribale…

Le varie discussioni sulle alternative ai Bitcoins spesso finiscono con lo spingere ad investimenti emotivi ed entusiasmi modellati più dal marketing che dall’analisi razionale.

Proprio come noi tutti supportiamo Bitcoin, non solo a strumento finanziario high tech ma anche ideologia, desideriamo ricordare, specialmente quando le nostre tasche sono in gioco, l’importanza di mantenere un approccio mentale analitico-logico imparziale, aperto a visioni e considerazioni basate su fatti, opportunità innovative e alternative, proprio lo stesso approccio che rese i Bitcoins possibili sia come concetto che prodotto.

…e mentre sembra probabile che Bitcoin manterrà una posizione dominante nel reame delle valute digitali nel prevedibile futuro… molto può e sta per accadere, è quindi prudente in questa fase del gioco, attraverso un analisi obiettiva, considerare potenziali sviluppi e possibilità.

Fra le molte alternative, una delle più promettenti è Peercoin, il quale consiste nella fusione del sistema “proof of work / proof of stake” (prova di lavoro / prova di quota) il quale evolve il protocollo Bitcoin e nel farlo risolve diverse attuali e potenziali problematiche delineantisi all’orizzonte.

A seguire, proveremo ad esporre i fondamentali di Peercoin e come differisce da Bitcoin, analizzando mediante “speculazione analitica” questo eccezzionale universo nascente.

[size=10pt]Sommario[/size]

[size=12pt]“l’Effetto Network” di Bitcoin sarà sufficente?[/size]

[size=12pt]Peercoin non è solo un altro clone di Bitcoin…[/size]
[size=10pt]- La dorsale delle Criptovalute?[/size]
[b][size=10pt]- Commissione di transazione 0.01 PPC

  • Ricevere l’1% in PPC sull’investimento e la sicurezza della rete[/size][/b]

[size=12pt]Le implicazioni del “Prova di Quota - Proof of Stake”[/size]
[b][size=10pt]- Importa il consumo di energia?

  • Il problema dei ricchi sempre più ricchi
  • L’effetto “Minerario” ASIC trasforma Bitcoin in una centralizzazione[/size][/b]

[size=12pt]Punti di controllo centralizzati in una valuta decentralizzata?[/size]

[size=12pt]Nemmeno un anno e la crescita di Peercoin non può essere ignorata.[/size]

[size=12pt]“l’Effetto Network” di Bitcoin sarà sufficiente?[/size]

Ricercando l’argomento Bitcoin, il termine “Effetto Network” salta spesso all’occhio. L’effetto network è semplicemente il vantaggio ottenuto dall’essere il primo ideatore/creatore/motore di un mercato specifico. Più precisamente questo effetto è costituito dalle abitudini collettive di un ampio gruppo di utenti il quale atteggiamento fornisce al prodotto i suoi distinti vantaggi.

In questo caso Bitcoin è stato il primo ad essere “commercializzato” e come tale potrebbe rimanere effettivamente l’insormontabile primo. Nonostante l’effetto network non sia altro che semplicemente l’avversione psicologica delle persone nei confronti del cambiamento è bene non sottovalutare un “concorrente” con tale vantaggio.

Se le esigenze del mercato cambiano e Bitcoin non riesce ad evolversi e adattarsi… l’effetto network farà poco più che rallentare la velocità con cui gli investimenti si spostano altrove nel mercato. Per evolvere dovrebbe abbandonare gli attributi che lo rendono ‘Bitcoin’. Inoltre la comunità realizzerebbe che per fare cambiamenti fondamentali sul protocollo Bitcoin il processo sarebbe complesso e non raffinato.

Pertanto nel qual caso sorgessero nuovi bisogni e utilizzi da soddisfare con le criptovalute (i quali piuttosto probabili) e Bitcoin fosse incapace di soddisfare tali richieste (altra ovvia probabilità) si creerebbe uno spazio nel mercato per altre valute alternative. Questo significherebbe che il “Bitcoin Network Effect” perderebbe la sua presa.

[size=10pt]Peercoin non è un semplice clone di Bitcoin[/size]

Indipendentemente dalle varie opinioni al riguardo, un fatto è certo: Peercoin introduce cambiamenti chiave nel protocollo Bitcoin.

La maggior parte delle criptovalute sono fondamentalmente una imitazione di Bitcoin. Una volta però che ci si prende il tempo di capire con precisione come Peercoin si è differenziato posizionandosi di conseguenza nel mercato crypto, vi renderete conto quanto sia drasticamente diverso separandosi radicalmente in termini di innovazione ed evoluzione nel futuro della trasformazione finanziaria digitale.

[size=10pt]La dorsale delle criptovalute?[/size]

Così come spesso incontrerete il termine “Network Effect” in Bitcoin, nel nostro caso il termine “dorsale” sarà impossibile evitarlo. Sunny King, l’anonimo sviluppatore di Peercoin, lo ha progettato per esistere in congiunzione con tutte le altre valute digitali. Il termine “dorsale” ha quindi un senso d’essere.

Questo concetto differisce radicalmente dal Bitcoin, che attenta la sua esistenza come unico proprietario della tecnologia crypto. Opinione diffusa è che una moneta unica sia sufficente all’economia, e quant’altro sul generis non è altro che ridondanza tecnologica.

Sembra comunque ormai ovvio, che ci saranno ben più di una criptovaluta in circolazione. Il mercato maturando stimolerà un inevitabile coesistenza. Questo naturalmente resta da vedere, ma ad ogni modo, Peercoin è progettato per svolgere un ruolo specifico nel mercato delle valute digitali, e se riesce in quel ruolo potrebbe diventare migliore di Bitcoin nel soddisfare una posizione precisa ovvero un concetto di “bene digitale di rifugio” o riserva di valore.

Ed è qui che molti confondo il futuro e il potenziale di Peercoin, ad esempio spesso citando Peercoin come futile non avendo una funzione di costante utilizzo day-to-day, ininfluente o di scarsa importanza, ritornando così al concetto/preconcetto di “una valuta per tutto”. Mentre è vero che l’acquisto di un nuovo computer portatile su overstock.com non è proprio il preciso scopo per cui Peercoin è stato ideato, ed è intenzionale, è altrettanto vero che esso è proprio progettato per essere usato in tandem con altre valute dell’intera struttura di pagamento le quali hanno utilizzi diversi e più frequenti transazioni di maggiore o minore entità.

Nell’ideare e progettare Peercoin, Sunny King presuppone che il paesaggio crypto sarà davvero assomigliante agli attuali mercati finanziari. In tale realtà, multipli strumenti finanziari si differenzieranno sufficientemente attraverso meccanismi ad esempio tassi di interesse e commissioni al fine di fornire un valore sufficiente a giustificare uno specifico posizionamento nei mercati.

Se questo infatti risulta essere il caso, allora la lungimiranza di Sunny King si rivelerà geniale e Peercoin potrebbe benissimo adattarsi a diventare la “dorsale” delle criptovalute. Infatti Peercoin o “PPC” può essere paragonato ad un obbligazione o treasury market del mondo crypto.

[size=10pt]Commissione di transazione 0.01 PPC[/size]

In una moneta la commissione di transazione è una funzione fondamentale, la quale influisce significativamente sulla posizione che essa occupa nel mercato. La commissione di transazione di Peercoin è citata da molti come già una ragione più che sufficiente perché la moneta fallisca e muoia. Conclusione basata sulla premessa che la commissione 0.01 PPC agirebbe da deterrente contro le transazioni/scambi. Qual’è allora lo scopo?

Si deve sottolineare innanzitutto che la commissione è attualmente fissata per ogni kilobyte dati di transazione, non per transazione in se stessa. Questo significa che le commissioni di transazione sono attualmente più accentuate di quanto molti pensino. In altre parole, la maggioranza di transazioni PPC risultano in commissioni di 0.01 PPC, ma transazioni che eccedono la soglia di 1 Kb risulterebbero in una commissione doppia, tripla o anche dieci volte più alta. Essenzialmente 0.01 PPC è un minimo e chiaramente questo sistema ha delle profonde implicazioni per PPC per ciò che riguarda la sua utilità a strumento finanziario.

Specialmente quando Peercoin aumenta di valore. Correntemente ora PPC siede su un valore intorno ai 5 USD. Questo significa che una commissione di 0.01 PPC (5 Centesimi) sarebbe ragionevole se anche si volesse fare qualche acquisto di piccola entità. Ma che dire se PPC raggiungesse per ipotesi un valore di 1.000 USD? La commissione minima sarebbe 10.00 USD e ne farebbe certamente una valuta inefficiente per comprare qualche genere alimentare mediante la vostra app Android.

Ricordiamo a questo punto che la scarsa idoneità a questo tipo di transazioni è intenzionale, e potrebbe potenzialmente fornire una certa stabilità tanto necessaria ai mercati delle criptovalute. E’ destinato infatti a riserva di valore. Certo c’è perplessità in un primo momento viste le spese di transazione impostate in questa maniera… ma dopo aver osservato globalmente la sua struttura di funzionamento e come le commissioni operino in concerto con gli interessi ricevuti nel mantenere il capitale fermo, tutto comincerà ad avere un più chiaro e vantaggioso significato.

Intanto, il meccanismo delle commissioni potrebbe potenzialmente, una volta maturato il mercato, calmare gran parte della volatilità vista in Bitcoin. Notevole, visto che la difficoltà principale per l’accettazione dei Bitcoins è derivata soprattutto dalla loro volatilità. La volatilità del mercato è stata caratteristica costante del mercato crypto e Peercoin sembra aggiungere una delle soluzioni necessarie. La tassa di transazione combinata con la natura leggermente inflazionistica di PPC potrebbe fornire contemporaneamente dissuasione alle transazioni e incentivo a trattenere il capitale, provvedendo stabilità e minore volatilità caratteristiche anche queste che potrebbero aggiungersi al sistema di “dorsale” del mercato.

In breve i costi di transazione sembrano fuori posto, inutili o sconvenienti solo se non si capisce che Peercoin esiste per diventare un meccanismo per aumentare la stabilità delle valute per servire come una sorta di “buffer” per l’intero ecosistema crypto e questo è proprio ciò che le commissioni elevate realizzerebbero.

Ciò significa inoltre che se PPC dovesse mai volare a 10.000 USD (solo per ipotesi) acquistare $100 di PPC non avrebbe che coperto solamente la commissione di transazione. Questo crea un interessante elevata barriera dinamica che dimostra ulteriormente l’intento di Peercoin di servire come riserva a lungo termine di valore, piuttosto che un trasferimento di valore.

[size=10pt]Ricevere l’1% in PPC sull’investimento e la sicurezza della rete[/size]

Uno dei vantaggi del “proof of stake” per quanto riguarda Peercoin, è che semplicemente tenendo la valuta e verificando il vostro interesse in rete esso crescerà annualmente dell’1%. Ciò è reso possibile perché il detentore del valore è diventato “minatore” e sarà nel frattempo giustamente risarcito per la sua derivata partecipazione alla sicurezza della rete.

Quindi se si investe e mina allo stesso tempo (minare è basilarmente il POW o proof of work, prova di lavoro) 100 Peercoins per un anno intero, si riceverà automaticamente un ulteriore Peercoin sotto forma di interessi. Se tenete 1.000 PPC, sarà ovviamente 10 PPC… Diciamo che PPC abbia raggiunto i 1.000 dollari USD – ciò significherebbe aver ottenuto un extra mille dollari solo per aver tenuto fermi i tuoi 100 PPC permettendo cosi’ alla vostra “quota” di fare la sua parte nella sicurezza del network.

Questo pone Peercoin in una nuova interessante classe di criptovalute da non sottovalutare. Gran parte del dibattito sul valore di Bitcoin si basa sul fatto che esso ha un valore principalmente speculativo (nonostante questo stia velocemente mutando) e così rimarrà fino a quando Bitcoin prolifererà al punto che le transazioni giustificheranno il prezzo. Peercoin d’altro canto ha già ottenuto l’esposizione sufficiente alla sua crescita.

Un altro effetto della quota 1% è spesso frainteso come avente un effetto inflazionante. Specificheremo brevemente che questo può essere fuorviante se non teniamo in considerazione tutto il meccanismo nel suo complesso. Molti associano l’inflazione della massa monetaria con la iper inflazione vistasi sul denaro Fiat, assumendo di conseguenza che ogni tipo di inflazione sia negativa. Non necessariamente. Ci sono molti fattori da prendere in considerazione, quando si giudica la viabilità e la e valutazione di un bene, sia esso digitale o meno. Per non menzionare che ci sono attualmente più meccanismi inflazionari che dovrebbero essere considerati.

Ad esempio, paragonato a Bitcoin, (dal momento che Peercoin è inflazionistico per natura e bitcoin non lo è) non si dice nulla circa l’attuale tasso di crescita dell’offerta di moneta che ha effetti molto più immediati sulle valutazioni di mercato. Così mentre Bitcoin ha un capitale totale fisso di 21 milioni di monete, Peercoin tecnicamente non raggiungerà mai un capitale fisso…

Ecco una tabella di confronto tra il tasso di crescita dell’offerta di monete sia per BTC che PPC. Come si può vedere mentre PPC è davvero la moneta intrinsecamente inflazionistica, l’offerta di nuove monete prodotte sta diminuendo molto più velocemente dell’emissione di Bitcoin.
Possiamo presupporre che questo a lungo termine finirà per riflettersi sul prezzo. Questo lo possiamo supporre premesso che il mercato crypto sia razionale, il quale di certo non lo è in questa fase/periodo, quindi risulta ancora difficile da estrapolare con assoluta certezza.

Non stiamo sostenendo che la natura leggermente inflazionistica di Peercoin è una caratteristica positiva o negativa per ogni criptovaluta, ma bensì che l’inflazione non è di per se una cosa negativa come molti possono assumere. E’ la centralizzazione che permettere la manipolazione e l’abuso dell’inflazione a renderla un problema ed una minaccia. La conclusione è che l’inflazione pensata per PPC è puramente una funzione attivata dal risparmiatore che riceve l’1% di interesse aumentando così anche la sicurezza della rete stessa. Questo tipo di inflazione è un inflazione desiderabile, ed uno dei punti forti a favore di Peercoin. Così mentre mentre la massa monetaria di PPC cresce, proprio come i dollari, la principale differenza starà che anche la vostra massa monetaria personale crescerà proporzionalmente. Quindi c’è inflazione sulla massa monetaria ma non sul vostro potere di acquisto che rimarrà invariato.

[size=12pt]Le implicazioni del “Prova di Quota - Proof of Stake”[/size]

La differenza tra la prova di quota POS e la prova di lavoro POW non è solo significativa ma anche la principale differenza che incontriamo fra le maggiori primeggianti criptovalute.
Anche se quello della prova di quota può essere un argomento difficile, è un concetto che dovrebbe inserirsi nella conoscenza di base per chi sta considerando di investire in monete crittografiche.

Per iniziare, qualcosa di cui molti non si rendono conto è che Peercoin è in sintesi una evoluzione di Bitcoin. La prova di quota, definibile anche come “quota di partecipazione” è nata dalla preoccupazione che un unica prova, quella di lavoro (POW), potrebbe essere corrotta dal fatto che inevitabilmente con il diminuire della ricompensa dovuta alla crescente difficoltà, i minatori non avranno più incentivo a mantenere la rete sicura da un attacco 51%. Questa situazione ormai non più così ipotetica (vedi 51% raggiunto da ghsh.io nella settimana del 9 Giugno 2014) è conosciuta come “Tragedy of the Commons” ovvero “tragedia dei beni comuni”, ed è uno dei principali problemi a lungo termine di Bitcoin.

Detto questo, anche un sistema unicamente “Prova di Quota POS - Proof of Stake” ha i suoi potenziali collaterali. Specialmente per quanto riguarda la distribuzione iniziale, se si esclude l’opera mineraria dall’equazione. Ci sono varie monete che si basano unicamente sulla prova di quota, come ad esempio Nxtcoin, il quale tentò di scavalcare la difficoltà della distribuzione iniziale vendendo le monete iniziali in una sorta di ad hock ipo. Parleremo di più al riguardo in un ulteriore articolo.

Peercoin addotta l’approccio di combinare “il meglio dei due mondi” detenendo così il primato di essere la prima criptomoneta PoS ibrida / PoW. Peercoin inizia quindi con un estrazione uguale a Bitcoin e gradualmente passa ad una gran parte di futura estrazione mediante PoS, pur mantenendo una distribuzione iniziale che è ampiamente considerata equa e accettabile per una moneta decentralizzata.

[size=10pt]Importa il consumo di energia?[/size]

Non possiamo certo rispondere con certezza, visto che si tratta di punti di vista. Sembra piuttosto inevitabile che comunque diverrà un certo argomento di discussione nel prossimo futuro. Che il consumo abbia importanza o meno è questo un dibattito aperto e spesso irrilevante per coloro che utilizzano il concetto principalmente per attrarre attenzione, ratings o page views.
Il principio del risparmio d’energia sembra comunque allinearsi con il clima politico “Green” ed “Ecosostenibile”… caratteristiche intrinseche del progetto Peercoin che lo rendono un candidato all’attenzione futura rivolta ai green assets.

Recentemente, Forbes riportava che il Bitcoin Network costa all’incirca 15 milioni di dollari al giorno e informazioni di questo genere diventeranno sempre più note ed in crescendo visto l’inevitabile aumento dei consumi con l’aumentare dei mining networks specializzati i quali assorbiranno sempre più vaste risorse energetiche. Il movimento contro il consumo energetico di Bitcoin è solo appena iniziato e dal momento che Peercoin effettivamente nasce anche come alternativa al consumo energetico, le cose si faranno interessanti.

Mentre, grazie al suo ibrido PoW/PoS design, Peercoin richiede ancora un consumo elettrico “minerario” (Proof of Work - Minare richiede energia) ma allo stesso tempo che al crescere degli stake holders, coloro che mantengono una loro quota come risparmio, provvedano sia ulteriore sicurezza al network stesso e che si crei la migrazione ad un sistema totalmente Proof of Stake – PoS. Questo significa che il consumo d’elettricita spesa per PPC decrescerà, mentre ad esempio Bitcoin aumenterà esponenzialmente fino a livelli assurdi.

Va sottolineato che attualmente la quantità di elettricità utilizzata da Bitcoin è assolutamente irrilevante rispetto alle spese che la carta moneta richiede in costi di energia per la stampa, materiali utilizzati, sistema giudiziario per perseguire falsari etc. Ad oggi i consumi energetici di Bitcoin rimangono di gran lunga inferiori rispetto alla moneta fiat, ma che potrebbero cambiare se la crescita di Bitcoin rimane invariata.

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Il problema dei ricchi sempre più ricchi.[/size]

Alcuni pensano che la prova di partecipazione (PoS o prova di quota) è un fattore problematico in quanto la ricompensa per proteggere la rete si basa unicamente sulla quantità di valuta (numero monete) che si possiedono. Ovviamente se qualcuno sta guadagnando l’1% di interesse su 100 PPC il detentore di 10.000 monete riceverà ovviamente un interesse superiore annuo.

Al riguardo ecco come uno sviluppatore Bitcoin si è espresso sul “PoS – prova di quota”

Cito: 'Credo che il codice Proof of Stake sia stato ideato per creare ‘ricchi sempre piu ricchi, cosa profondamente sleale’.

Quando si si tratta di raggiungere una conclusione sull’argomento, c’è da ammettere non sia facile mantenere obiettività libera da demagogia.

Da un lato, Peercoin permette ai risparmiatori/investitori più consistenti di essere più ricompensati, ma non è forse ragionevole che gli individui che partecipano di più alla sicurezza della rete Peercoin vengano ricompensati maggiormente? E come questo mai differirebbe da coloro che più ricchi capaci di investire in apparecchiature di estrazione all’avanguardia accumulano più Bitcoins di quanti possano coloro con apparecchiature inferiori? Non è questo forse lo stesso concetto che risiede in quel meccanismo proposto come “ricchi sempre più ricchi”?

Inoltre, l’inflazione dell’1% che non erode mai il potere di acquisto di Peercoin è la stessa che permette ad importanti investitori/risparmiatori di essere si ricompensati maggiormente ma non mediante questa possedere una maggiore percentuale della intera massa monetaria. Questo è proprio il punto chiave. Mentre certo essi sono stati ricompensati con un numero superiore di PPC per aver mantenuto l’investimento, questo stesso investimento nell’ecosistema mantiene il suo potere di acquisto nominale paritario agli stake holders con meno PPC.

Si evince quindi che all’interno dell’ecosistema Peercoin i ricchi non diventano sempre più ricchi, solo nel momento questi cambiassero il loro PPC in fiat USD, solo in quel caso eventualmente avrebbero una maggiore ricompensa. Anche in quel caso l’obiezione che sostiene una maggiore ricompensa per un maggior rischio è ingiusta e risuona più demagogica che obiettiva.

Tutto sommato, la preoccupazione del concetto “ricchi diventano più ricchi” è un argomentazione che in questo caso rischia di essere semplicemente forviante, non avendo trovato riscontro emotivo nel contesto ne dell’ecosistema degli utilizzatori e ancor meno nei sempre nuovi investitori Peercoin.

[size=10pt]L’effetto “Minerario” ASIC trasforma Bitcoin in una centralizzazione.[/size]

Triste ma vero. Quando Satoshi Nakamoto ha creato Bitcoin, è probabile non si aspettasse l’arrivo dei computer ASIC progettati specificamente per l’industria “mineraria”. Gli ASICS hanno semplicemente cambiato il gioco e ora minare Bitcoin (BTC) è diventato proibitivo e sta diventando sempre più centralizzato di giorno in giorno.

Le piscine minerarie (mining pools) hanno iniziato a raccogliere gran parte del potere hashing al punto tale da trasformarsi potenzialmente in minaccia concreta per la rete. Se non siete familiari con il concetto di attacco al “proof of work” considerate che se una entità riesce ad raggiungere il 51% del hashing power (potenza di calcolo/mining power per risolvere l’algoritmo) utilizzato in tutta la rete, può in quel momento attaccare la rete con danni enormi quali ad esempio bloccare transazioni, guadagnare blocchi che originariamente non spetterebbero all’entità conducente l’attacco e varie altre possibilità. Il principio comunque rimane che un attacco 51% costituirebbe una centralizzazione derivata dal protocollo Bitcoin, sensibile a questo tipo di aggressione.
Perché se la storia serve da esempio: se può essere centralizzato, allora lo sarà!

[size=12pt]Punti di controllo centralizzati in una valuta decentralizzata?[/size]

Nonostante il problema “ricchi diventano più ricchi” sia spesso utilizzato come difetto che tratterrà la crescita di questa moneta digitale, dalla nostra ricerca condotta fin qui questo non ci sembra accurato.

Siamo più che soddisfatti riguardo la maturazione d’interessi quale sia la nostra quantità investita. Ma esiste un aspetto di Peercoin, il quale sembra essere un potenziale grave inconveniente per la giovane moneta digitale. I punti di controllo centralizzati. Diciamo “potenzialmente” perché i posti di controllo sono in realtà una caratteristica di conforto per tutti coloro che sono in possesso di migliaia di dollari di PPC… Detto questo però potrebbero anche rivelarsi eventualmente un serio ostacolo alla crescita di Peercoin.

L’anonimo sviluppatore/i di Peercoin, ha scelto di prevedere un meccanismo nel codice che agisce come salvaguardia contro gli attacchi alla rete. Se non siete familiari con il mondo crypto, un attacco alla rete per una moneta non è solo una possibile minaccia ma una già provata realtà di cui molte monete hanno già pagato il prezzo. La severità e gli effetti che un attacco può creare variano, ma comunque… abilitare un sistema di back-up o di punti controllo è una caratteristica molto interessante di Peercoin, caratteristica rassicurante per coloro che temono di perdere parte del loro capitale PPC in un attacco pianificato ad esempio da una moneta avversaria.

Allora qual’è il problema? Beh, non c’è ancora e non ci potrà essere. Il piano ufficiale predisposto dallo sviluppatore è quello di eliminare i posti di controllo (checkpoints) man mano che la rete Peercoin si espande e cresce abbastanza da scoraggiare attacchi. Sembra un buon piano e l’implementazione ha un suo senso d’essere, ma di fatto la rete Peercoin così com’è attualmente non è del tutto decentralizzata. Questo potenzialmente è un punto di scoraggiamento per molti investitori, in quanto spesso non si vuole che sviluppatori di una moneta digitale abbiano troppo controllo sul nostro denaro, tanto quanto non vogliamo ne che le banche ne abbiano sul nostro quanto lobby e altri mezzi di regolamentazione che distorcono e manipolano per avere più potere e accesso alle nostre proprietà.

Così, mentre certamente apprezziamo la maggiore sicurezza del sistema checkpoint e siamo anche contenti che attualmente ci sia, d’altro canto PPC non può essere considerato come moneta totalmente libera/decentralizzata a tutti gli effetti fino a quando questi checkpoints/punti di controllo saranno del tutto eliminati. Questa manovra sembra essere in release con il client dei prossimi mesi, così come un probabile aumento del valore PPC.

Con questo non sosteniamo d’ignorare PPC fino a rimozione punti di controllo, ma sensibilizziamo a considerare una conversione di una porzione dei vostri preziosi BTC o Fiat in PPC, tenendo d’occhio mantenendo l’occhio attento agli sviluppi ed implementazioni si di Peercoin e di un intera struttura che nasce intorno al concetto stesso per una evoluzione finanziaria digitale che deriva anche e soprattutto da Peercoin e i suoi geniali sviluppatori.